Il fumetto d’epoca: il Pioniere
Gli archivi raccontano tante storie, alcune più conosciute, altre meno. Una storia “nuova” è stata narrata all’Archivio Centrale dell’UDI lo scorso 5 maggio con l’aiuto di materiali provenienti da tanti archivi sparsi sul territorio nazionale. Si è parlato, analizzato, sfogliato digitalmente un fumetto d’epoca: il Pioniere.
Ad introdurre i lavori Vittoria Tola. Nel momento storico attuale in cui, in America, il presidente Trump vuole armare i maestri per difendere la scuola proprio dalle armi, in cui c’è bullismo tra ragazzi e aggressione verso gli insegnanti, pensare e dimostrare che ci possa essere un’altra storia, un’altra qualità e intelligenza politica che possano affrontare la crescita dei ragazzi e la loro educazione, è molto importante. Questo è il lavoro che ha fatto il Pioniere; aprire gli occhi ai ragazzi metterli di fronte alla realtà dandogli gli strumenti per conoscerla.
Carlo Zaia ricorda quando da bambino, e pioniere, con la madre frequentava il circolo dell’UDI Nemorense dove erano presenti cornetti caldi e il Pioniere che inizia a conservare e catalogare. Solo qualche anno fa dopo aver ritrovato in cantina alcuni di quei giornali rilegati decide di andare a ricercare gli altri numeri. Inizia quindi una vera e propria caccia al Pioniere in giro per l’Italia; consulta biblioteche, archivi pubblici e privati, istituti storici e fondazioni. Con tanta determinazione e passando per circa 200 biblioteche riesce a raccogliere tutti i 935 numeri del giornale. Li fotografa, inserisce ,cataloga sul sito, dove sono non solo consultabili, ma scaricabili gratuitamente. Un vero e proprio archivio digitale con oltre 18000 pagine del giornale e 2000 documenti correlati.
La spinta di Zaia a rendere di nuovo fruibile questo giornale non è nostalgica, ma convinta che il progetto culturale alla base del giornale per ragazzi sia ancora attuale e che da quei presupposti si possa ripartire per l’educazione delle nuove generazioni.
Ad aiutare Zaia nel suo progetto c’è anche Alfredo Pasquali, giornalista, che sostiene in questi anni di aver fatto un vero e proprio lavoro di archeologia. Ciò che emerso dalle carte esaminate è un’Italia del dopoguerra impegnats non solo nella ricostruzione materiale dei paesi, delle città, ma anche nella ristrutturazione morale. E’ necessario riprendere l’educazione culturale e civica. In questo quadro un occhio particolare si ha per i giovani: la società del futuro.
Il giornalista riscontra durante questa ricerca, la grande presenza di donne, tutte sottotraccia, come Dina Rinaldi, direttrice del Pioniere a fianco di Rodari e posta in secondo piano dalla fama del grande Maestro. Come poi dichiarerà anche Marcello Argilli, sceneggiatore del Pioniere, anche Gianni Rodari verrà messo in ombra da se stesso; in quanto ricordare quel Rodari (del Pioniere), giovane comunista e arrabbiato confliggeva con l’idea che si aveva del Rodari delle Favole al telefono. Pertanto con la memoria del direttore indirettamente si è andata ad affievolire anche la figura della direttrice.
E’ necessario capiere che il mondo della Resistenza è stato un pilastro per la redazione del Pioniere, la stessa Ada Gobetti, partigiana, darà il suo contributo nel giornale. Nelle sue riflessioni tra gli anni ’50 e ’60 è di una modernità sconvolgente, come quella in cui dà valore al ribellismo innato degli adolescenti, che se non guidato, può diventare preda del consumismo o di figure politiche autoritarie particolarmente carismatiche come nel caso del fascismo.
Pasquali, infine, ricorda la folta squadra di illustratori e illustratrici del giornale quali: Claudio Nesti, Raul Verdini, Amedeo Gigli, Flora Capponi (sorella della partigiana Carla), Graziella Urbinati, Rita Derme e la presente Giula Mafai.
Ilaria Scalmani, dell’archivio centrale dell’UDI e promotrice del convegno, incentra il suo intervento sul materiale emerso nell’ archivio UDI. Sottolinea il ruolo centrale che ha avuto l’UDI dal 1950 al 1957 non solo nella diffusione e pubblicità del Pioniere, ma anche sull’attività dell’UDI a fianco dell’Associazione Pionieri Italiani (API).
L’unione donne italiane fin dal dopoguerra attenta all’infanzia, non si sottrae all’azione educativa e formativa che l’API intende mettere in pratica con i più giovani. Fin da subito presente nei gruppi dirigenti dell’API, “cede” la direttrice del giornale Noi Donne, Dina Rinaldi per l’affiancameno alla direzione con Rodari del Pioniere. Dal 1953, in seguito al passaggio di quest’ultimo ad Avanguardia, rimarrà sola alla conduzione del giornalino, apportando notevoli cambiamenti e lasciando un’impronta dinstintiva UDI nel Pioniere.
La testimone dell’incontro Giulia Mafai, illustratrice del Pioniere fin dagli esordi, ritiene che il suo compito oggi sia quello di ricordare. Ha, infatti, memoria della folta letteratura per ragazzi presente durante la sua adolescenza. Ciò che si trovava era molto, ma anche reazionario e negativo. In particolare era presente Il Corriere dei Piccoli, per un pubblico più borghese, e Topolino che faceva respirare un’aria più internazionale. Da ebrea, però, ricorda già la presenza nei giornalini per ragazzi di fumetti antisemiti che rappresentavano gli ebrei con tutte le connotazioni fisiche e morali negative.
Quel mondo oggi è distate come quello del Pioniere ma sarebbe interessane chiederci che tipo di giornali oggi il ragazzi potrebbero leggere? Come dovrebbero essere?
Sicuramente digitali, poichè questo è ciò a cui sono abituati. Ma quali contenuti? Il Pioiere era lo specchio dei sogni di quella generazione uscita dalla guerra. Era scritto pensando ai ragazzi di allora e tutti quei sogni che loro avrebbero potuto realizzare. Oggi siamo in grado di ritrovare il contatto, il dialogo e il linguaggio che ci permettano di entrare in comunicazione con i nostri ragazzi? E’ necessario tramandare i valori che stanno rimanendo vuoti di significato. I ragazzi vivono in una bolla di sapone ma è necessario tirarli giù nella realtà e rieducarli a camminare passo dopo passo.
Termina l’appasionata mattinata Giuseppina Martelli dell’UDI e ex bambina pioniera. Racconta la sua esperienza nei campeggi API non solo dal punto di vista pratico ma anche dell’insegnamento che ne ha tratto. Quei periodi sono stati fondamentali e formativi per la sua coscenza. Ha avuto modo di testare con mano che la parità dei sessi è possibile metterla in pratica anche nel quotidiano; ha appreso che una bambina può realizzare tutto quello che può fare un maschio in quanto non esistono distinzioni sessuali, quello che è necessario è la determinazione. Lei come gli altri Pionieri sono stati sollecitati frequentemente a sviluppare capacità critiche in ogni occasione che si presentava. Il risultato, per lei, è stato quello di crescere credendo in se stessa e nelle proprie competenze. D’altronde l’obiettivo dell’API e del Pioniere era quello di cambiare la società a partire dall’infanzia, così da mettere le basi per una società più giusta ed equilibrata.
PER CHI VUOLE SAPERNE DI PIU’
Relazione Ilaria Scalmani + slides