Il progetto “Storie d’archivio, storie in Archivio”
Negli archivi dell’Udi possiamo trovare preziosi carteggi di intellettuali accanto alle testimonianze del lavoro politico capillare delle mondine, delle mezzadre, delle operaie, delle sartine e di tutto quel mondo femminile che ancora oggi è oggetto negli studi ma di cui raramente viene indagata la dimensione soggettiva e il ruolo svolto nei grandi cambiamenti che segnano l’Italia dal dopoguerra ad oggi. Nel complesso crescere di una cittadinanza, alla cui definizione stiamo ancora lavorando, il deposito degli archivi Udi testimonia la misura dei passi compiuti, del difficile ma tenace andirivieni delle donne tra territori definiti da altri, valicando un confine, quello cosiddetto tra pubblico e privato, tanto più solido quanto più artificioso, con l’accortezza di non smarrire, nel trasloco, bagagli importanti per la propria sopravvivenza. Un tassello importante, questo degli archivi dell’Udi, per ricostruire quella storia politica che del passato delle donne appare ancora l’aspetto più sconosciuto e censurato.
Gli archivi dell’Udi custodiscono una parte importante di quella storia politica delle donne italiane che ancora non è stata scritta, se non per qualche prezioso frammento e alcune intuizioni, e potremmo considerarla una storia d’origine in fondo, che ci potrebbe essere utile in questo momento in cui sembra mancarci una bussola che ci guidi nei territori della politica e nei mutamenti sociali. L’entità del patrimonio archivistico Udi, più di quaranta archivi sparsi sul territorio nazionale, non ci consente di dimenticare la precarietà che ha segnato la costruzione degli archivi delle donne, salvati proprio grazie all’investimento di lavoro e tenacia che ci ha portate ai risultati di oggi e, anzi, proprio l’entità dei nostri archivi ci assicura che nei vuoti di memoria costantemente diffusi c’è superficialità insieme al dolo.
Per l’Udi si può affermare che c’è una storia dell’associazione e c’è una storia degli archivi, l’una e l’altra intrecciate in alcuni passaggi di consapevolezza politica che hanno segnato il modo di essere dell’associazione stessa e la costruzione e cura degli archivi come patrimonio storico collettivo e pubblico. Alle storie degli archivi sono intrecciate vite di donne che se ne prendono cura fra mutamenti politici, traslochi di sedi e di case e perfino terremoti e allagamenti, prima dell’approdo ad una qualche istituzione che ne garantisce la cura e consultazione.
In queste storie d’archivio s’aggiunge, sempre più spesso negli ultimi vent’anni, il lavoro di giovani studiose che giungono all’Udi per la tesi di laurea o di dottorato, ricercatrici e ricercatori che sanno porre alle carte nuove domande. Non solo storie di precarietà quindi, ma anche di grande acquisizione di competenza nel lavoro e tenacia nella ricerca di quel giusto riconoscimento pubblico che consente all’archivio stesso di superare la soglia della pura sopravvivenza.
Data la diffusione dell’associazione sul territorio, e la lunga storia, sappiamo che ci sono ancora molti archivi da recuperare, riportare alla luce, riordinare e rendere accessibili ed è questo uno dei compiti assunti dall’Associazione Nazionale Archivi dell’Udi. Proprio la quantità degli archivi, ai quali si aggiungeranno molti fondi privati, ci ha convinte infatti della necessità di assumerci una nuova responsabilità che ci consentisse di continuare a far vivere la passione politica, che è ancora oggi la ragion d’essere dell’Udi, senza confonderla con la passione per la nostra storia che, depositata negli archivi, è a disposizione di tutta la comunità di studiosi e studiose che vorranno accedervi.
Il progetto
Mettere mano, sguardo e pensiero negli archivi dell’Udi è compito delle storiche e degli storici ma dobbiamo rilevare che nel panorama degli studi accademici l’attenzione alla storia dell’Udi è ancora insufficiente e colpisce il fatto che spesso le iniziative sugli archivi delle donne circoscrivano l’interesse all’area del neofemminismo come se fosse un momento politico emerso dal nulla precedente e soprattutto senza rapporti con l’Udi, mentre proprio gli archivi dimostrano ben altro.
Gli archivi dell’Udi sono stati poco frequentati per ricostruire la storia della cittadinanza democratica che ha visto le donne protagoniste, anche in una relazione inedita con le istituzioni a forte matrice maschile, i partiti usciti dalla Resistenza e i soggetti individuali e sociali intorno ai quali si è mossa la storiografia tradizionale. Gli archivi dell’Udi non sono stati quasi frequentati per la ricostruzione della storia del femminismo che invece è fortemente intrecciata con la presenza dell’Udi, soprattutto nei momenti di mobilitazione e diffusione. Non a caso per il senso comune delle giovani donne, che accedono a frammenti di storia dentro percorsi scolastici ancora fortemente lacunosi, il termine femminismo si applica genericamente al tempo lungo della lotta femminile per diritti e libertà, inglobando in questo modo anche gli anni Cinquanta e Sessanta duranti i quali questo termine pativa ancora censura e deformazione dovute alla sconfitta delle lotte del primo ventennio del Novecento.
Relazioni politiche e personali, con uomini e tra donne, fanno della storia dell’Udi uno degli elementi determinanti per comprendere il presente e gli archivi rappresentano un ingente patrimonio al quale rivolgere domande nuove. Gli archivi inoltre hanno anche una storia propria da svelare perché possono essere raccontati dalle donne che per prime hanno organizzato e depositato i documenti, le donne che hanno avuto cura della memoria corrente dell’associazione, e poi si sono occupate di salvaguardare la possibilità di farne storia. Conservare la memoria di queste azioni significa entrare nel vivo di un protagonismo diffuso e spesso sconosciuto di donne che hanno operato contro la dispersione di un passato che può sostenerci nella visione del futuro.
Queste riflessioni, insieme al successo delle iniziative realizzate da molti archivi per il Settantesimo dell’Udi e del voto alle donne, ci hanno convinte a varare un progetto collettivo che raccolga singole iniziative e un confronto finale sulla storia dell’Udi dentro la storia d’Italia. Un progetto diffuso sul territorio, promosso dall’Associazione nazionale Archivi insieme all’Archivio Centrale, conservato dall’Udi nazionale, alla Rete Archivi dell’Emilia-Romagna e agli archivi locali conservati dalle varie Udi o da altre associazioni e istituzioni, con l’ambizione di costruire un dialogo tra studiose italiane e straniere che si stanno appassionando a questa storia, tra istituzioni e associazioni che ne curano il deposito, ma anche in relazione con la giovane ricerca universitaria, le scuole che hanno a cuore una didattica della storia aperta alle domande autentiche del presente, donne e uomini che hanno voglia di interrogare il passato perché sanno interrogare la propria vita.
Un progetto per il quale auspichiamo, oltre all’interesse di studiose/i, il sostegno delle istituzioni pubbliche e private, dalle Sovrintendenze archivistiche agli Enti locali, dalle sedi universitarie agli enti promotori di cultura, di tutte le cittadine e i cittadini che si impegnano contro la dispersione della nostra memoria.
Rosangela Pesenti, Storie d’archivio, storie in Archivio. Gli archivi dell’UDI si raccontano, in “Clionet. Per un senso del tempo e dei luoghi”, 1 (2017), art. nr. 27 []. http://rivista.clionet.it/vol1/societa-e-cultura/archivi_vivi/pesenti-storie-d-archivio-storie-in-archivio-gli-archivi-dell-udi-si-raccontano